LaRecherche.it
Scrivi un commento
al testo di Marina Pacifici
|
|||
Ritrovarti per caso
in una foto in bianco e nero dopo anni che sono rimasta io soltanto, reduce senza più illusioni, sul nostro antico, desolato sentiero. Pensare a te, in un sospiro, in questo silente amarcord tra il volo dei gabbiani raminghi a nord. Il tuo sguardo distante oltre il ponte a fendere l’inverno verso una nuova luce, di una stagione che non avresti più visto, all’orizzonte. E ferma e sicura la tua mano ad indicare la direzione. Ora ti rivedo, in un palpito di mai sopita emozione, nel correre veloce del treno che con il suo mesto canto ravviva la mia nostalgia. Affusolata e gentile, da pianista, la tua mano, padre mio…. Ma eri già presago e prigioniero di un destino amaro lungo la valle dove il Tempo abbraccia l’oblìo. Al di là delle nebbie del Lete mi salutava nel tacito commiato la tua bella mano, in tono infinitamente caro, mentre il tuo passo varcava il valico d’ombra inesorabilmente lontano. In memoria di mio padre Emilio. |
|